Sette parole per uscire dalla crisi

Ecco come Luigino Bruni, economista all’Università Bicocca di Milano e all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, ha usato il suo dizionario economico sabato 9 giugno alla Gazzera (Mestre).

di Fabio Poles

pubblicato su Gente Veneta il 16/06/2012

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Crisi. Ogni crisi è sempre ambivalente, ne puoi uscire peggiore o migliore. Incattivito o migliorato. Possiamo uscirne più sobri, meno inquinatori, meno soli. Il mondo va guardato con positività. Questo travaglio che stiamo vivendo è un travaglio da iperconsumo che ha portato problemi.

La fame di vita delle persone la colmi con i beni? No. L’importante in questa fase di crisi è che se c’è qualcuno che ha qualcosa da dire e fare, dica e faccia. La gente che ha ricevuto una speranza deve lavorare, deve mettersi alla testa dei processi di cambiamento. La speranza è una virtù e va esercitata, non solo annunciata. E’ una forma di carità intellettuale, di testimonianza. Quindi: se ci muoviamo in questa direzione sarà una bella crisi, se non lo facciamo sarà una brutta crisi.

Festa. L’uomo è un animale simbolico, ha bisogno di una liturgia. Quando sei in crisi, non puoi tagliare i regali di Natale, non puoi togliere i momenti di festa. Sono questi simboli che ti danno la forza per superare le difficoltà. Bisogna valorizzare i “premi”, simboli pubblici e non monetari (non gli incentivi che sono monetari e vogliono comprare ciò che non ha prezzo) per sottolineare i comportamenti virtuosi. Quando sei in crisi non vedi le cose. Bisogna tirarsi un po’ fuori, dedicare tempo a fare altro, la festa appunto, e mettersi nelle condizioni di uscire dalla situazione che non ti fa vedere le nuove opportunità.

Fiducia. La fiducia terapeutica, quella che ti fa migliore, è sempre esposta al rischio di ferita. Siamo tutti un po’ Caino ed un po’ Abele. Un mondo che vuole diventare a rischio zero sarà un mondo invivibile. Insomma: non aiuti un giovane evitandogli le fatiche e i rischi di insuccesso. Piuttosto diamogli strumenti per vivere e superare le frustrazioni della vita. La ferita, la vulnerabilità nella vita è come un vaccino. Sono le piccole ferite che ti aiutano a superare poi le “grandi botte”.

Finanza. Non distruggiamo tutto quello che di buono abbiamo costruito in secoli di storia. Una metafora? La finanza è una pianta che va potata perché è diventata troppo grossa e mangia le altre. Ma un mondo senza finanza è un mondo più povero. Il mercato è un fatto umano e siamo noi uomini ad averlo ridotto così come è adesso. Come? Se mi chiedi il 7% di interesse indipendentemente da tutto, poi non ti puoi lamentare se finanzio cose “cattive”. Insomma: devo essere io per primo ad influenzare il mio mondo, devo chiedere “cosa fai con i miei soldi?”. Bisogna agire qui ed ora. Lo sdegno diventa civile se ti muove all’azione. Sennò resta una forma di consumismo.

Gratuità. E’ un tema immenso ma questa parola l’abbiamo così ridotta proprio male. E’ diventata: gratis, prezzo zero. Ma si rifà invece alla “charis” greca, alla grazia, a nessun valore cioè a prezzo immenso. Per lavorare lo stipendio è già un’ottima motivazione. Ma per lavorare bene ci vuole gratuità. Al lavoro ben fatto serve quell’eccedenza che o ce la metti come dono o il lavoro non viene bene. L’arte dell’impresa è quella di avere questa parte delle persone senza comprarla perché questa dimensione non è acquistabile. Le cose vanno fatte bene perché hanno una vocazione, non perché vengono comprate. Al tempo stesso, per essere valorizzata, la “gratuità” esige ascolto e tempo.

Lavoro nero. Un’impresa che non fattura, non cresce, rimane bonsai. Non può re-investire i soldi che non ha registrato. Anche per questo oggi le banche non danno prestiti: perché vedono bilanci senza utili, occultati proprio non fatturando. Ma bisogna cambiare le regole del gioco, riformare il sistema fiscale e farlo funzionare un po’ meglio perché molto spesso oggi sembra invitare all’evasione.

Provvidenza. E’ una bella parola. Molto laica perché vuol dire che alla fine i giusti vincono. Il bene è più profondo del male. La Provvidenza vuol dire che se sei fedele al bene, prima o poi si vede. Magari il bene viene ad un altro e non a te ma il bene vince. La Provvidenza vera ti sorprende sempre perché arriva quando non te l’aspetti più. Comportati bene, in modo giusto e virtuoso e confida nel fatto che nessun atto di verità rimane impagato.


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