di Fabio Poles
pubblicato su GVonline il 14 febbraio 2010
Che la via d’uscita all’attuale situazione di grande difficoltà dell’economia italiana e mondiale possa venire dall’intuizione e dalle prime elaborazioni teoriche di una donna a suo tempo “respinta” dall’Università di Venezia e mai arrivata alla laurea?
Possibile se la donna è Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolarini, mancata nel 2008, e se il tema della sua costruzione teorica è quello dell’ ”economia di comunione”.
A Venezia non l’hanno voluta... «Chiara non ha potuto frequentare l’università – tra l’altro quella di Venezia – anche se lo avrebbe tanto voluto. Quasi come una consolazione, aveva però sentito dentro di sé Gesù dirle ‘sarò io il tuo maestro’. Ecco perché ha sempre cercato la giustificazione teorica e scientifica del carisma del movimento da lei fondato. Ed ecco perché io mi occupo di ‘economia di comunione’ dal 1998: perché Chiara, colpita anche dalla povertà delle favelas brasiliane che aveva potuto visitare, mi ha affidato parte di quella ricerca». A parlare è Luigino Bruni, docente alla Bicocca di Milano e, soprattutto, all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, la cittadella dei Focolarini.
Che continua: «Quando, il 7 maggio 1998, Chiara mi ha telefonato in Inghilterra, dove mi trovavo per un dottorato in economia, per chiedermi di studiare l’“economia di comunione” da lei fondata nel 1991, quasi non ci volevo credere. Perché mi invitava a far parte della scuola del movimento, Abbà, che raccoglieva una ventina di studiosi di varie discipline e che per noi Focolarini era un po’ come l’accademia dei Nobel. Ho risposto di sì e dal 1998 al 2006, quando ha cominciato a stare male, ho potuto incontrare ogni sabato Chiara e con lei e gli altri studiosi elaborare la giustificazione teorica multidisciplinare (economica, teologica, filosofica, sociologica insieme) di quanto il movimento stava realizzando».
I poveri sono protagonisti. Ma che cos’è l’“economia di comunione”? «Un approccio che considera gli attori dell’economia come persone che entrano in relazione le une con le altre per raggiungere insieme il bene (anche quello misurabile dell’economia) proprio e quello degli altri. Non persone interessate solo al proprio tornaconto individuale e che si comportano come se gli altri non esistessero, come postula il pensiero economico dominante. E che implica una grande responsabilità verso i poveri, al punto di coinvolgere anche gli imprenditori e le loro imprese per aiutarli», spiega Giuseppe Argiolas che, all’Università di Cagliari, insegna “economia e gestione delle imprese” mentre a Sophia tiene un corso di “management dell’economia di comunione” tout-court.
E funziona? «Le esperienze di economia di comunione sono ancora relativamente poco diffuse nel mondo e non vanno considerate come l’”unica” via ma “una delle” vie buone – conclude Argiolas – ma molti imprenditori le guardano con sempre maggior favore, soprattutto adesso che altri approcci hanno mostrato tutta la loro inefficienza. E quando chiedo ai miei studenti di Cagliari, ai quali presento l’economia di comunione come un caso di responsabilità sociale d’impresa senza però mai usare il suo nome, quale sia la parte del corso che più li ha convinti, mi rispondono sempre indicandomi questo tema».
Approfondimento dell'Articolo precedente:
800 imprese praticano l'economia di comunione
pubblicato su GVonline il 14 febbraio 2011
L’elaborazione teorica e la prima realizzazione pratica dell’economia di comunione si svolge tutta a Loppiano, sobborgo di Incisa in provincia di Firenze, dove si trova la cittadella dei Focolarini. «Chiara diceva che non ci vogliono nuove Università nelle città ma Università in città nuove», spiega Luigino Bruni, lo studioso – recentemente presente anche al Marcianum – che del movimento dei Focolarini è responsabile proprio per questo tema.
Che continua: «Proprio questo – grazie al carisma di Chiara e all’instancabile opera di Piero Coda, il teologo che l’ha sempre affiancata nella sua opera – stiamo realizzando con l’Istituto Universitario Sophia, dove mettiamo a tema i “fondamenti e le prospettive di una cultura dell’unità” in una chiave multidisciplinare che comprende la teologia, la filosofia, le scienze sociali e la razionalità logico-scientifica di matematica e fisica».
Sophia conta oggi un centinaio di giovani studenti di tutto il mondo e una comunità di una trentina di docenti, tra stabili e incaricati, anch’essi provenienti da diversi Paesi. E la realizzazione pratica? E’ fatta di circa 800 imprese (250 in Italia) che nel mondo operano secondo questo tipo di economia e che trova un importante centro di raccolta e incubazione nel “Polo Lionello Bonfanti”, poco distante da Loppiano, che mette a disposizione della ventina di aziende attualmente ospitate 9.600 metri quadrati di superficie su tre piani e tutti i servizi di cui le aziende presenti hanno bisogno. (F.P.)