Editoriale - Economia
pubblicato su Citta Nuova n.12, 25 giugno 2012
All’ombra della crisi finanziaria, economica e sempre più politica, si cela una grande domanda sul tipo di democrazia che stiamo costruendo. La democrazia moderna nasce profondamente legata agli Stati nazione, e alla subordinazione di mercati, banche e finanza al potere politico. Questo primato del politico sull’economico-finanziario è stata la pietra angolare dell’edificio civile moderno, una costruzione che è entrata in crisi, negli ultimi tre decenni, dalla globalizzazione dei mercati e la conseguenza anarchia della finanza speculativa, che hanno fatto saltare il primato della politica sui mercati.
Quale democrazia stiamo allora realizzando e sperimentando in Europa e nel capitalismo? È ancora presto per dirlo, ma ciò che è certo è che la situazione che si sta determinando è qualcosa di diverso e di distante dalla democrazia che conoscevamo. Gli indici di borsa e gli spread determinano nascite e fine di governi, le agende politiche e le riforme (anche la riforma dell’articolo 18, che non era certamente la priorità per l’Italia, è parte di questa agenda imposta dalle istituzioni finanziarie). Le dinamiche che sono dietro indici di borsa e spread non hanno a che fare con la democrazia: rappresentano invece gruppi esigui di popolazione che detengono titoli finanziari e che non subiscono, perché ricchi, le conseguenze delle crisi, e non perdono per essa il posto di lavoro.
Il premio Nobel Amartya Sen ha recentemente rimproverato Italia e Grecia di aver abdicato, sotto la pressione della finanza, alla democrazia che loro hanno inventato, quella democrazia che è soprattutto “governare discutendo” (government by discussion). La democrazia non la si custodisce con governi mondiali, anche perché oggi un governo mondiale – lo stiamo assaggiando in Europa,nella gestione della crisi greca – rispecchierebbe necessariamente i rapporti di forza tra gli Stati, mentre sarebbero necessarie authority mondiali, la prima per la finanza. La democrazia si protegge, e si ricrea, discutendo, partecipando e protestando, a tutti i livelli, anche, e soprattutto, quelli della finanza.