L'augurio di Luigino Bruni, docente di Economia politica all’università Lumsa di Roma è che nascano scuole popolari che si occupino non solo di parole economiche come spread, fiscal compact e spending review ma che aiutino a governare la democrazia
di Luigino Bruni
pubblicato su Città Nuova.it il 01/01/2013
Il 2012 è stato soprattutto l’anno della crisi economica e dell’invasione dell’economia nelle nostre vite. Parole come spread, spending review, fiscal compact (tutte parole inglesi, e non a caso, essendo questa la lingua dell’economia globalizzata), sono diventate consuete nei pasti delle famiglie e hanno determinato preoccupazioni e speranze. La crisi non solo non è finita ma è solo all’inizio, come è solo l’inizio la centralità dell’economia nelle nostre vite, una economia che è diventata la nuova grammatica della società. La crisi sarà lunga perché il mondo è cambiato e ha reso velocemente obsoleto il sistema economico italiano, anche per istituzioni che non hanno fatto le scelte giuste negli anni giusti (Ottanta e Novanta).
È stata e sarà crisi del lavoro, e quindi della vita. Altra lezione di questo anno è l’importanza dell’economia per la vita della gente, e quindi l’invito ad occuparcene di più tutti, senza lasciarlo agli addetti ai lavori. Non aspettare che il lavoro arrivi, ma inventarlo, e possibilmente assieme. Infine, per poter gestire e governare l’economia occorre studiarla e capirla. Mi auguro che nascano scuole popolari di (buona) economia, nelle parrocchie, associazioni e movimenti, perché senza capire oggi le parole dell’economia non si capisce e non si governa la democrazia, piombata in una profonda crisi. Da questa lunga e profonda notte usciremo lavorando di più e diversamente, studiando meglio, giovani e tutti.