Gli Editoriali di Città Nuova - Economia
di Luigino Bruni
pubblicato su Città Nuova n.10/2013 del 25/05/2013
Una delle lezioni che dovremmo trarre da questa crisi, che si prospetta sempre più seria e lunga, riguarda le professioni economiche. In medicina da tempi remoti esiste il cosiddetto “Giuramento di Ippocrate”, che viene prestato dai medici e odontoiatri prima di iniziare la loro professione.
Perché non prevedere qualcosa di simile anche per tutte le professioni economiche, non solo per i manager (per i quali se ne parla già da un po’), ma anche per commercialisti, consulenti, economisti, amministratori, bancari? Lo si potrebbe intitolare a un illustre economista del passato (Adam Smith o Antonio Genovesi, ad esempio), e creare dei momenti pubblici simbolici (al momento della consegna della laurea, dell’iscrizione all’albo, o della firma del primo contratto di lavoro).
Il giuramento è una forma di patto, che quindi utilizza registri e linguaggi più potenti di quelli dei soli contratti. Nel moderno “Giuramento di Ippocrate”, il medico si
impegna, in quella che chiamano «alleanza terapeutica», a difendere la vita, di non compiere mai atti idonei a «promuovere la morte di una persona», di fondare i rapporti di
cura sulla «fi ducia e sulla reciproca informazione», e molto altro ancora. Un giuramento per le professioni economiche dovrebbe comprendere almeno i seguenti punti:
«1. Non userò mai a mio vantaggio e contro gli altri le maggiori informazioni di cui disporrò. 2. Guarderò al mercato come un insieme di opportunità per crescere insieme,
e non ad una lotta. 3. Non tratterò mai i lavoratori solo come un costo, come un capitale, una risorsa, al pari degli altri costi, capitali e risorse dell’economia. I lavoratori sono prima di tutto persone». E altro ancora. Certo, lo sappiamo, non bastano i giuramenti per fare un buon medico o un buon commercialista; ma, se i simboli e le “liturgie” sono curati e pensati, possono aiutare a creare una mentalità, una cultura soprattutto per i nuovi professionisti.
Nella nostra società di mercato il peso delle scelte economiche nella vita della gente è crescente: si muore per una cura sbagliata, ma anche, lo stiamo tragicamente vedendo,
per un licenziamento sbagliato o per un mutuo sbagliato. L’etica economica è un bene di prima necessità.