Pier Luigi Porta e l'Economia della felicità

Un economista milanese con le radici a Cambridge

di Luigino Bruni

pubblicato su Arcipelago Milano il 24/01/2017

Pier Luigi Porta MemorialIl professor Pier Luigi Porta (1945-2016), economista e storico del pensiero economico, è stato un intellettuale interamente cosmopolita e internazionale, e interamente milanese e radicato nella sua città. Ha collaborato alla scrittura della Storia di Milano, ha curato le opere economiche di Pietro Verri, ma è stato professore invitato in molte università del mondo, membro della Scuola di Cambridge, conoscitore della lingua inglese in tutte le sue sfumature.

Era andato in pensione nel novembre 2015, due mesi prima di lasciarci, il 29 gennaio, un anno fa. La sua vita è terminata col suo mestiere. Un lavoro che ha fatto con grande serietà e impegno, raggiungendo un’eccellenza testimoniata dalla stima dei colleghi, che lo hanno ricordato con lettere personali e affettuose (tra questi i premi Nobel Amartya Sen e Daniel Kanheman, o la filosofa Martha Nussbaum). Nessun impact factor riporta questi indicatori di eccellenza, che però tutti sappiamo essere quelli più importanti, soprattutto alla fine, quando la corsa termina. Laureatosi alla Bocconi, era stato poi tra i fondatori della Università Bicocca, dove lo conobbi e dove abbiamo lavorato insieme per molti anni, e dove verrà ricordato con una giornata di studi il 27 gennaio.

Si era laureato nel 1969 con una tesi sul pensiero economico nei Paesi in via di sviluppo, con Innocenzo Gasparini, e a quella scuola e a quella sede era rimasto sempre legato, raccogliendo l’eredità dei suoi maestri, che erano stati economisti con una forte sensibilità storica e umanistica, come lui. Il professor Porta conosceva e usava le lingue antiche e molte moderne. La sua attività scientifica si era concentrata principalmente sulla storia del pensiero economico, che, come per tanti altri economisti italiani, era vista in rapporto ai grandi temi della politica economica, della democrazia, delle povertà del presente.

Appena laureato si trasferì a Cambridge, dove studiò con Nicholas Kaldor, Luigi Pasinetti, Joan Robinson, Richard Kahn, Austin Robinson, Phyllis Deane, e in particolare con Piero Sraffa. Dopo un lungo e approfondito lavoro sulla scuola classica, nel 1992 ha curato la pubblicazione di un manoscritto di Ricardo, Notes on Malthus’measure of value, pubblicato come un companion volume del Collected Work of David Ricardo a cura di Piero Sraffa (Cambridge University Press). A Cambridge conobbe e frequentò Sraffa nei suoi ultimi anni di vita, e nel clima che si respirava a Cambridge in quegli anni studiò Smith, Ricardo, Marx e la scuola classica.

Sentiva molto vicina la tradizione di Cambridge, un luogo dello spirito al quale è rimasto sempre legato (solo lo scorso anno, per la salute già molto compromessa, ha rinunciato alle sue settimane di visiting al Wolfson College, di cui era fellow). La teoria economica di Marshall, Pigou, Keynes, Kaldor, Robinson, Pasinetti, una economia politica e neo-classica, che abbinava rigore e studi del benessere umano, storia e preoccupazioni per la giustizia sociale, erano una economia vicina alla sensibilità di Pier Luigi Porta, che, non a caso, lo portò nel corso della sua carriera a lavorare ai temi dell’economia civile, dell’happiness economics, a diventare amico e a invitare alla Bicocca i più famosi studiosi del tema.

Infatti, a partire dagli anni Novanta, all’interesse per i classici – che non lasciò mai: quando la morte lo ha colto stava ancora lavorando a un libro sulla scuola classica in inglese, che aveva iniziato molti anni fa – aggiunge altri filoni di ricerca, che sono accumunati da un obiettivo coerente nel suo disegno. Ha lavorato molto sulla tradizione della civil society, proponendo una lettura di Smith e dei classici in linea con la tradizione dell’illuminismo milanese. Quasi negli stessi anni, ha poi iniziato a lavorare sulla felicità e l’economia civile. Sraffa, i classici, la felicità pubblica, la scuola milanese e quella napoletana, Milano e Cambridge: non brandelli di un lavoro che ha seguito direzioni varie in base alle diverse opportunità che gli si sono presentate, ma uno sviluppo di un progetto coerente, cioè mostrare che esiste una continuità tra la scuola italiana classica di economia e quella inglese, accumulati dall’idea di economia come incivilimento.

Pier Luigi è stato amico personale di grandi economisti del proprio tempo, animatore di società scientifiche, direttore di riviste internazionali, autore di saggi e libri pubblicati con gli editori più prestigiosi. Grande esperto della scuola italiana e milanese di economia, ha scritto pagine classiche su molti economisti italiani.

Fin qui solo una minima parte del Pier Luigi Porta professore e studioso eccellente, che avrebbe potuto dare ancora molto alla scienza. La sua qualità scientifica era sostenuta e alimentata da una umanità splendida, coronata da molte virtù. Innanzitutto l’umiltà, quella vera, che nasce dall’intuizione del mistero della realtà e dalla certezza che per quanto studiamo restiamo sempre indigenti e poveri. E la mitezza, con la quale ha affrontato una malattia dolorosissima. Umiltà e mitezza sono stati essenziali per la sua professione, e hanno contribuito a farne il grande studioso e la grande persona che ricorderemo – amici colleghi allievi – il 27 in Bicocca.


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