Impresa. Non si vive non si cresce se c'è carestia di sogni

Il sogno é un dono. È un fatto di gratuità, proprio come la buona impresa, in particolare l'impresa nascente. Per questo senza sogni, non nascono imprese.

di Luigino Bruni

pubblicato su pdf Vita (498 KB) , settembre 2015

Logo Vita 2015La storia dell'Occidente e il nostro codice simbolico collettivo è popolato di sogni. La Bibbia è anche una grande raccolta di sogni e di sognatori, che riescono a dire l'indicibile quando le parole della veglia non bastano per dire le parole più grandi. Il sognatore più grandi di tutti è Giuseppe nel libro della Genesi (capitoli 37 e seguenti), che a causa dei suoi sogni di ragazzo nisce schiavo in Egitto venduto dai suoi fratelli, ma a che a causa della sua capacità di interpretare i sogni degli altri salverà se stesso, il faraone e il suo popolo dalla carestia. Dalle carestie si esce imparando, e reimparando mille volte, a sognare.

Il nostro tempo sta attraversando la più grande carestia di sogni che la storia umana abbia conosciuto. La carestia di sogni prodotta da questo capitalismo individualistico e solitario è una forma molto grave di povertà, perché mentre la mancanza di pane non estingue la fame, se ci priviamo dei sogni niamo presto per non accorgerci più della loro assenza. Ci stiamo abituando ad un mondo impoverito di sogni spenti dalle merci. E così, adattati e non felici, abbassiamo lo sguardo verso le vetrine e gli smarthphones, ma questi pochi centimetri di distanza non bastano per poter sognare cose grandi, che hanno bisogno soltanto delle distanze delle stelle.

I sogni sono sempre cose serie, ma decisivi sono i “sogni ad occhi aperti”, quelli che chiamiamo progetti, aspirazioni, voglia di riscatto e di giustizia, desideri di futuro e di felicità, quelli che ci fanno intravvedere il nostro posto nel mondo e la nostra vocazione. Questi sogni grandi sono quelli della giovinezza, la stagione dei sogni inniti; ma restiamo vivi e generativi nché restiamo capaci di sognare, e magari di sognare insieme.

Il sogno è fondamentale per vivere perché dice gratuità (niente come i sogni ci arriva come dono), come l'impresa. Anche se nella nostra cultura l'associazione tra impresa e gratuità può sembrare impropria o ingenua, in realtà nelle imprese nascenti c'è molta gratuità. L'impresa nasce da moventi molto più potenti dei profitti, e quando nasce per fare protti in genere non riesce a farli, o se ci riesce non ne viene fuori nulla di buono per la società. È troppo poco il protto per far nascere cose grandi, e le vere imprese sono una di queste cose grandi. Se ascoltiamo le storie vere di imprenditori ci troviamo sempre di fronte a sogni e a gratuità, anche quando sono scritti su spartiti fatti di business plan, prospetti nanziari. La gratuità è l'energia non rinnovabile degli imprenditori che durano e fanno migliore il mondo.

L'imprenditore è, prima di ogni altra cosa, un sognatore per vocazione. Quando inizia la sua impresa, tra le mani non ha altro che uno scrigno di sogni. Tutte le sue energie sono orientate alla realizzazione di questi sogni, anche se poi scoprirà vivendo che la realtà è stata diversa da quella sognata, a volte più bella, sempre sorprendente. Si resta imprenditore nché il sogno è vivo. Quando invece le delusioni e il cinismo inevitabile della vita adulta prendono il sopravvento, l'imprenditore si trasforma in altro, quasi sempre in speculatore, che invece di vivere di sogni che lo proiettano verso il domani sopravvive con le rendite su quanto ha conquistato ieri.

È la trasformazione da sognatore in speculatore percettore di rendite la principale malattia cui è soggetto l'imprenditore, perché vivere per anni restando all'altezza della generosità dei primi sogni è molto doloroso e costoso. E così spesso si nisce per accontentarsi dei piccoli risvegli.

Le imprese, tutte le imprese, sono inevitabilmente soggette al ciclo della trasformazione dei sogni in cinismo. Muoiono così, ma possono anche risorgere se, ad ogni età, si riesce a rifare un nuovo sogno. I sogni imprenditoriali da adulti sono forse più preziosi di quelli giovanili, perché sulla terra ci sono poche cose più grandi e nobili di un adulto che ricomincia a sognare ad occhi aperti.

Le carestie economiche e finanziarie passano. Queste carestie, prima o poi, finiscono naturalmente, anche se a volte con grandi costi. Le carestie di sogni non terminano da sole. Finiscono soltanto se, ad un certo preciso punto, decidiamo di reimparare a sognare. Non è impossibile. Lo abbiamo saputo fare tante volte, e lo vediamo fare ogni giorno. Anche agli imprenditori. Le persone, le imprese e i popoli continuano a rinascere chiudendo gli occhi e reimparando a sognare.


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