Un giuramento per i manager

Un giuramento per i manager

La proposta

di Luigino Bruni

pubblicato su Avvenire il 05/06/2013

logo_avvenireDovremmo approfittare di questa crisi economica per introdurre una sorta di giuramento, o patto etico, per le professioni economiche. In Medicina da tempi remoti esiste il cosiddetto «Giuramento di Ippocrate», che viene prestato dai medici ed odontoiatri prima di iniziare la loro professione. Credo che sia giunto il tempo per pensare a introdurre uno strumento analogo per i professionisti economisti. Non solo per i manager di grandi imprese (per i quali se ne parla già da un po’), ma anche per i commercialisti, i consulenti, gli economisti, gli amministratori, i bancari. In un editoriale per il quindicinale “Cittanuova” (n.10) ho proposto di intitolare questo giuramento ad Antonio Genovesi, e per almeno due ragioni. Innanzitutto Genovesi è stato un economista che ha fondato la sua visione dell’economia e dei mercati sulla dimensione etica, sulla fiducia e sulla pubblica felicità. In secondo luogo, Genovesi è stato il primo cattedratico di economia nella storia, nel 1754 a Napoli. Due ottime ragioni per far di Genovesi l’Ippocrate delle scienze economiche moderne.

Il giuramento è una forma di patto, che quindi utilizza registri e linguaggi antropologici ed etici più potenti di quelli dei soli contratti. Nel moderno giuramento di Ippocrate, il medico si impegna in una «alleanza terapeutica», a difendere la vita, a non compiere mai atti idonei a «promuovere la morte di una persona», di fondare i rapporti di cura sulla «fiducia e sulla reciproca informazione», e molto altro ancora.

Per scrivere un giuramento di Genovesi si potrebbe, e dovrebbe, dar vita ad una commissioni composta da professori di economia, e magari da rappresentanti delle professioni economiche, per redigere insieme un breve testo del giuramento, a partire da alcune intuizioni presenti nel pensiero stesso di Genovesi (tra cui la splendida frase: «È legge dell’universo che non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri», 1763), e completarlo con elementi di etica e deontologia, la cui assenza è tra le radici della crisi che stiamo vivendo.

Esempi di alcuni di questi elementi che un tale testo dovrebbe contenere sono: «1. Non userò mai a mio vantaggio e contro gli altri le maggiori informazioni di cui disporrò nell’esercizio della mia professione. 2. Guarderò al mercato come un insieme di opportunità per crescere insieme, e non a una lotta o una gara dove qualcuno vince a spese degli altri. 3. Non tratterò mai i lavoratori solo come un costo, come un capitale, una risorsa, al pari degli altri costi, capitali e risorse dell’economia. Il lavoratori sono prima di tutto persone, e con questa dignità vanno trattate, rispettate, valorizzate, onorate. 4. Valorizzerò il merito, di cui però non avrò mai una visione univoca e riduzionista» ecc.

Il giuramento potrebbe essere recitato al termine della cerimonia di laurea, in un momento e luogo solenne. Ricordo ancora oggi le parole e i gesti durante la mia seduta di laurea. Sono momenti fondativi del lavoro futuro di una persona. Collocare il giuramento in quella sede, e consegnarlo poi al giovane e alla giovane neo-laureati, avrebbe un peso morale e simbolico non irrilevante. Certo, lo sappiamo e lo vediamo ogni giorno, non bastano i giuramenti per fare un buon medico o, domani, un buon commercialista. Al tempo stesso, se i simboli e le "liturgie" sono curati e pensati (ps: forse si potrebbe e dovrebbe rilanciare e rivalorizzare anche il giuramento dei medici), possono aiutare a creare una mentalità, una cultura soprattutto per i nuovi professionisti ed operatori economici.

Il peso delle dimensioni e scelte economiche nella vita della gente è crescente: ci stiamo accorgendo che si muore per una diagnosi sbagliata o superficiale, ma si muore anche, lo stiamo tragicamente vedendo, per un licenziamento fatto male, per un finanziamento che non arriva quando dovrebbe arrivare, per un consiglio sbagliato di un consulente. L’etica economica è ormai diventata un bene di prima necessità, che quando manca fa anche morire. Prenderne coscienza, a cominciare dalle università da dove escono i futuri professionisti economici, può essere il primo passo per iniziare a cambiare.

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